Guidonia – L’affaire Zizzari-Roccolino infiamma il consiglio e trascina il segretario (Rac) nell’arena politica

GUIDONIA – È scesa sullo stesso campo di gara dei consiglieri eletti, circa al minuto 27 della diretta streaming, il segretario comunale (altrimenti detto segretario generale) ha smesso i panni del garbato giudice istituzionale e si è messa a discutere del più o del meno come fanno in aula i capigruppo e i rappresentanti del popolo. È successo nel «parlamentino» di Guidonia Montecelio giovedì 21 aprile. Quando, durante la seduta, Livia Lardo, segretario dell’Ente, si è data la parola non con l’intenzione di chiarire i contorni normativi di un provvedimento ma per rimbeccare (pensando di colpire duro) un consigliere comunale. Ce l’aveva con Arianna Cacioni che, nel suo intervento appena concluso, aveva polemizzato con il sindaco Michel Barbet e la maggioranza a trazione Pd e M5S. Mettendo sotto la lente non solo le discutibili nomine dirigenziali – già oggetto di segnalazioni all’Anac (Agenzia nazionale anticorruzione) e alla Prefettura di Roma – ma anche l’Urbanistica di prossima approvazione. Firmata da uno dei dirigenti finiti nel mirino (Cristina Zizzari, l’altro è Nicolò Roccolino a capo delle Finanze comunali).
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L’affaire è andato in trattazione nei preliminari ed ha avuto l’insolito effetto di far perdere la trebisonda a Livia Lardo. Così, preso il microfono con grande stupore degli uditori, il segretario si è concesso due o tre minuti per parlare di «magistratura» e «carabinieri» a cui intenderebbe rivolgersi «per andare fino in fondo alla faccenda». Ovvero una «missiva riservata» e segretissima scritta da Lardo al sindaco e finita sui giornali. Precisamente su questo sito d’informazione indipendente. La cui correlazione con l’intervento della Cacioni (e l’affaire Zizzari +Nicolò Roccolino) stava nella nomina irregolare dei due dirigenti, oggetto della stessa «nota riservata» (quella segretissima, praticamente coperta da «segreto di Stato comunale»: una innovazione nell’amministrazione pubblica).
Che poi Lardo è anche Rac (Responsabile dell’anticorruzione) dell’Ente. In questa veste era stata chiamata in causa da sei consiglieri dell’opposizione con una richiesta di chiarimento proprio in relazione alle anomalie sulle nomine dirigenziali riscontrare dallo stesso segretario Rac e riportate dettagliatamente nella «missiva segreta».
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Per i poco esperti di faccende burocratiche, il Rac è colui che vigila sulla correttezza delle procedure adottate a qualunque livello all’interno del Comune, garantendo al contempo la trasparenza dell’azione amministrativa. Questione delicata. Dal momento che il segretario (quando è Rac) è in potenziale conflitto d’interesse tra le sue funzioni di vigilanza e controllo anticorruzione e quelle di diretto collaboratore del sindaco; in sostanza una figura legata da vincolo fiduciario all’indirizzo politico che la sceglie, la nomina, avendo (anche) facoltà di revocarne l’incarico. In questo cortocircuito di ruoli e competenze potrebbe trovare spiegazione l’irrituale comportamento di Livia Lardo in aula. Il «parlamentino» dove la parola – intesa come libera manifestazione del pensiero – è concessa ai consiglieri, al sindaco, al presidente del consiglio con nessuna eccezione per le figure di rango burocratico che intervengono solo su richiesta e per motivi esclusivamente legati ai provvedimenti in trattazione. Insomma, scambiare l’assemblea per il bar dello sport o per casa propria, nel luogo dove togliersi i sassolini dalle scarpe non fa parte del bon ton istituzionale, né il consiglio può diventare la sede dove il dirigente apicale preannuncia denunce temerarie contro un consigliere comunale che svolge le funzioni di controllo attribuite dalla legge.
Ma l’intervento di Lardo non ha rappresentato l’unica irritualità di disturbo del consiglio comunale. Dove la chiusa del sindaco grillino è degna di menzione. È successo infatti che Michel Barbet, come un generale in capo ha preso il controllo supremo dell’aula, quindi ha prima rimbrottato il presidente Loredana Terzulli per non aver saputo gestire la fase calda del confronto Lardo-Cacioni (sottolineandone tutta l’inadeguatezza) poi si è vestito da difensore d’ufficio del segretario generale fino ad esprimergli «solidarietà» per non meglio precisate «aggressioni subite» (si ritiene si riferisse al vivace scambio di opinioni avvenuto in assenza di qualsivoglia contatto fisico, nessuno è arrivato alle mani). Né Terzulli riusciva a riprendersi il ruolo, in quel contesto non esattamente subalterno al sindaco (anzi), dimostrando tutta la mancanza di attitudine a gestire l’assemblea di cui è capace. Il consiglio torna la prossima settimana con l’Urbanistica di qualità, il raddoppio del Car e la variante di Tavernelle, di cui già nelle prossime ore questo sito fornirà tutti gli approfondimenti del caso.