Guidonia – Progettazione da rifare, colpa del lichene tutelato e del Sic: slitta al 2028 (forse) la fine del raddoppio ferroviario

GUIDONIA – I lavori per il raddoppio della ferrovia Tivoli-Guidonia-Lunghezza sono fermi, così il governo nazionale ha pensato di de-finanziare momentaneamente (sull’esercizio di bilancio 2023) le somme già stanziate e di dirottare quei fondi su altre infrastrutture che possono essere ultimate entro l’anno. Mentre lo stato di avanzamento dei lavori della nuova stazione ferroviaria di Colle Fiorito è a buon punto, e l’opera può dirsi quasi ultimata, la grana investe il raddoppio del binario nel tratto Colle Fiorito-Tivoli Terme dove sarà necessario intervenire con una variante progettuale nuova di zecca.
Il motivo? L’introduzione dei vincoli paesaggistici a valenza europea, come ha spiegato il sindaco di Guidonia Montecelio Mauro Lombardo nel corso dell’ultimo consiglio comunale (di venerdì’ 14 luglio) annunciando che la consegna dell’opera, secondo le più attuali stime di Rfi (Rete ferroviaria italiana), slitta al 2028. «La parte finale del raddoppio deve riandare in progettazione – ha detto Lombardo intervenendo in aula – perché la vecchia progettazione è stata superata dai nuovi vincoli, addirittura tutelati dall’unione europea, che quindi hanno reso impossibile procedere con la lavorazione delle vecchie progettazioni. Quindi, i ritardi sull’ultima tratta che purtroppo subiamo, dipendono dal fatto che adesso bisogna riprogettare, riprendere tutti i pareri sulla nuova progettazione, appaltare i nuovi lavori e arrivare alla conclusione che, al momento, purtroppo, si stima nel 2028». Lombardo ha aggiunto di avere recentemente incontrato i consiglieri di amministrazione di Rfi, «con i quali ho avuto un proficuo confronto, e che mi hanno ragguagliato in maniera ufficiale sullo stato di avanzamento dei lavori della ferrovia».
I vincoli a cui Lombardo ha fatto riferimento sono quelli introdotti definitivamente nel 2021 con la nascita di un Sic (Sito di interesse comunitario, altrimenti definito Zsc o Zona speciale di conservazione) nell’area di Tivoli-Terme con al centro l’ex stabilimento di Stacchini, considerato dagli ambientalisti habitat naturale di un muschio (lichene) raro e da preservare durante la fioritura. Per Rfi è stato quindi necessario rimodulare il tracciato della ferrovia che, nella vecchia progettazione (risalente al 2011), avrebbe interferito con la zona sottoposta a vincolo paesaggistico.
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Così, l’opera da 150 milioni di euro di costi presunti (secondo le stime del 2011) che doveva essere ultimata nel 2014 forse lo sarà tra 5 anni se non oltre. Presentata nel 2011 dall’allora vice presidente della Commissione europea Antonio Tajani, dai sindaci forzisti di Tivoli e Guidonia Montecelio, Sandro Gallotti ed Eligio Rubeis, oltre che dall’amministratore delegato di Rfi e dall’allora assessore regionale alla Mobilità Francesco Lollobrigida, dell’ex giunta Polverini, ha accumulato ritardi su ritardi, Basti pensare che secondo il più recente cronoprogramma di Rfi, risalente a un quinquennio fa, il suo completamento doveva avvenire nel 2022, ora si parla addirittura del 2028. Lo scoglio è, come detto, realizzare il raddoppio dell’ultimo tratto tra Colle Fiorito e Tivoli Terme che, quando vedrà la luce, funzionerà fino a Lunghezza come una metropolitana di superficie.
È invece quasi pronta la nuova stazione di Colle Fiorito, il cui stato di avanzamento dei lavori è possibile seguire dai punti di osservazione di viale Roma o di via della Longarina. Dietro a questi ritardi, che potrebbero arrivare a sfiorare i 18 anni, ci sono state tante e complesse situazioni.
I problemi con gli affidamenti progettuali
La progettazione esecutiva, e la realizzazione delle opere civili, sono state affidate nel 2010 ad un primo appaltatore, il quale, a seguito di difficoltà economico finanziarie, nel 2013, era stato sostituito da altro operatore. Così, solo nel febbraio 2014, Rfi ha potuto approvare il progetto esecutivo e aggiudicare i lavori di realizzazione delle opere civili al nuovo affidatario. Anche il secondo appaltatore, però, ha incontrato difficoltà finanziarie e organizzative in anni di crisi economica, con una produzione inferiore al 20% rispetto a quanto stabilito nel progetto e nel contratto, rallentando così l’iter dei lavori.
Altri ritardi per Acea ed Astral
Ci sono poi stati problemi con alcuni enti gestori dei servizi interferenti, che hanno manifestato l’esigenza di modificare le opere necessarie a risolvere le interferenze con la linea ferroviaria e i lavori di raddoppio come, ad esempio, la protezione dell’acquedotto dell’Acqua Marcia per Acea o per il nuovo ponte ferroviario su via Tiburtina di competenza di Astral.
Terreni occupati e terreni inquinati
Da aggiungere, poi, problemi con gli espropri, con la bonifica di terreni su cui è stata trovata una quantità elevata di arsenico e, non ultimo, lo sgombero di aree – vedi l’ex stabilimento industriale di Stacchini – per anni occupate abusivamente da rom, italiani e stranieri.
Stacchini ed il muschio (lichene) raro
Per non farsi mancare nulla, nel lungo elenco dei problemi è finita anche la tutela europea decisa per la presenza di un muschio rarissimo. Problema che ha causando ritardi importanti alla realizzazione del sottopassaggio su via Cesurni e per la nuova viabilità. Modifiche non più realizzate e su cui Rfi ha dovuto prendere in carico l’opera stradale. Il progetto della nuova viabilità, e della ferrovia, non poteva a quel punto più ricalcare l’iniziale e programmato tracciato, rendendo necessario procedere con una variante progettuale, la quale richiederà, come spiegato da Lombardo, un lungo iter per le autorizzazioni ambientali, paesaggistica e per la verifica di incidenza, vista la presenza dei vincoli imposti dal Sic, poi dovrà essere aperta una conferenza dei servizi.
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