«Manipolazione» o errore, il giallo della relazione «truccata» dal Comune per condannare le Cave rischia l’attenzione della Procura
GUIDONIA – Un caso di «rielaborazione grossolana a scopo tendenzioso o truffaldino». Sinteticamente, una «manipolazione» che non sarebbe da escludere. Così, per fugare ogni sospetto da comportamenti all’apparenza «non ispirati a criteri di imparzialità, trasparenza e indipendenza da parte dell’Ente», occorrerebbe la chiarezza dei fatti. Innanzitutto sotto il profilo amministrativo. Se le circostanze dovranno assumere poi rilevanza penale lo decideranno i giudici del Tar del Lazio. La cui «saggezza», invocano adesso i legali della Società del Travertino romano Spa, dovrebbe determinarsi in una segnalazione alla competente Procura della Repubblica. Affinché accerti eventuali responsabilità penali di chi, all’interno dell’Ente, avrebbe potuto volutamente truccare, nei contenuti scientifici, una relazione acquisita agli atti del Comune di Guidonia Montecelio e della Regione Lazio al chiaro scopo di avvalorare, davanti alla giustizia amministrativa, una propria tesi: quella che le attività estrattive abbiano agito in deroga alle leggi ambientali cagionando danni rilevabili nella subsidenza, in generale nel dissesto idrogeologico, fenomeni registrati in passato nei quartieri di Villalba e Tivoli Terme.
Il testo oggetto della alterazione è un documento di sintesi arricchito di note e integrazioni non presenti nell’originale studio effettuato in due diversi momenti, tra i l 2013 e il 2018, dal professor Torquato Nanni della Università delle Marche su incarico dello stesso Comune. Una versione artefatta delle risultanze scientifiche certificate da Nanni. Nella ipotesi abbozzata dai legali della Str, usata dal Comune per tirare l’acqua al proprio mulino in alcuni contenziosi amministrativi in via di definizione al Tar contro le cave. Depositato agli atti, il falso documento, avrebbe certamente potuto far propendere le ragioni dalla parte pubblica se gli avvocati delle imprese non si fossero accorti delle difformità dopo aver chiesto l’acquisizione dei testi originali. Un vero e proprio giallo entrato nel vivo i primi di gennaio. Quando il dirigente «anti-cave», in quel momento assegnata al settore Attività produttive Paola Piseddu, leggendo le memorie difensive depositate dai legali della Str in merito a un ricorso in discussione il 9 (leggi qui), apprende i contorni del misfatto. Le accuse, tutt’altro che implicite, mosse al Comune. Per gli avvocati Andrea Guarino, Cecilia Martelli e Elisabetta Pistis, si è di fronte a «un fatto gravissimo» che potrebbe profilare il reato di falsità materiale commesso dal pubblico ufficiale in copie autentiche di atti pubblici. Tutto scritto nella memoria.
Piseddu però si difende. Si sarebbe trattato di un errore. Una mera disattenzione. In una nota indirizzata l’8 gennaio al capo dell’avvocatura Antonella Auciello, il dirigente scrive di «non aver capito» che le integrazioni operate su sua richiesta dallo stesso Nanni, erano delle aggiunte chiarificatorie al documento originale. Nessuna manipolazione, solo la necessità contingente, a suo dire, di far meglio comprendere «ai non addetti ai lavori», presumibilmente i 5Stelle al governo della città impegnati da mesi in una crociata (politica) anti-cave, le complicate risultanze dello studio. Risultanze che solo per colpa di un disgraziato disguido confluivano nella versione «truccata» depositata al Tar senza firma né data. D’altro canto, in quelle ore roventi, lo stesso professore interpellato da Piseddu via mail, metteva nero su bianco che le «aggiunte», i commenti o pareri a latere da lui espressi su richiesta del dirigente, avevano un «esclusivo uso privato» per evitare strumentalizzazioni.
Ora, quali utilizzi privati di pubblici documenti (o interpretazioni di essi) possano intercorrere tra uno studioso pagato dal Comune 200mila euro per produrre risultati scientifici e il dirigente che glieli ha commissionati, fuor di polemica, meriterebbero ennesimi approfondimenti. Non solo di natura amministrativa ma squisitamente politica. Magari per trasformare il giallo in un vero e proprio complotto da romanzo.