Guidonia, la Triade è assicurata contro il furto? Il dubbio (amletico) della Soprintendenza che il Comune non scioglie

GUIDONIA – Una delle (tante) richieste di chiarimento riguarda le polizze assicurative eventualmente stipulate a tutela della Triade Capitolina e dei reperti, di proprietà dello Stato, affidati dalla Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio al Museo civico Rodolfo Lanciani di Montecelio. Nonostante l’attenzione dei funzionari, l’organismo di tutela e valorizzazione del ministero non è riuscito ad accertare se i contratti siano stati stipulati dal Comune di Guidonia Montecelio, né con quali massimali (la somma massima che la compagnia pagherebbe in caso di furto). Solo la Triade Capitolina, il pezzo pregiato della collezione conservata all’interno del museo, ha un valore inestimabile e per la Soprintendenza dovrebbe godere di una copertura assicurativa superiore ai 3milioni di euro. Poi ci sono gli altri pezzi, recuperati in anni di scavi nell’area dell’Inviolata. Garantirne il livello di sicurezza massima contro i pericoli di furto o danneggiamento sarebbe obbligo dell’Ente. Insieme a una consona conservazione del patrimonio all’interno del museo, anche con l’adozione di misure di prevenzione come l’adeguata rete di videosorveglianza che ancora manca. Fonti interne alla Soprintendenza lasciano trapelare l’esistenza di un fitto carteggio intercorso nei mesi scorsi con il sindaco 5Stelle Michel Barbet, l’assessore alla Cultura Elisa Strani, il dirigente comunale Carola Pasquali. Quest’ultima destinataria di una lettera di diffida sul metodo di conservazione dei reperti. Ritenuto inadeguato per mancanza di una figura idonea, un archeologo, che ne assicuri un’efficace protezione contro qualunque tipo di rischio, al tempo stesso garantisca la valorizzazione scientifica del patrimonio archeologico. Una condizione di non condivisione della mission del museo che ha generato paradossi: come la misura decisa dal funzionario della Soprintentendenza Zaccaria Mari di tenere le collezioni sotto chiave. Negandone copia al Comune. I reperti per il direttore scientifico Ilaria Morini sono indisponibili.
Un museo che ha dunque perso la sua vocazione scientifica, di studio e valorizzazione dei reperti in esso conservati. E l’accusa all’amministrazione 5Stelle di avere trasformato il sito in un’area ludico ricreativa per ragazzini in ciabatte e bermuda, teatro sempre più spesso di feste e festicciole. Lo scorso 26 novembre, ad esempio, l’associazione Una Quantum inc che gestisce le attività del museo, ha organizzato una caccia al tesoro tra i reperti per Halloween. Una deriva che avrebbe compromesso la vocazione scientifica del sito di vero interesse per il ministero. Ragione per cui i recenti ritrovamenti nell’area dell’Inviolata, per volontà della Soprintendenza, restano sotto la custodia dello Stato presso tre locali deposito. Alcuni di questi, di inestimabile valore culturale, sono già stati oggetto di restauro e acquisiti al patrimonio archeologico. Altri, grazie al recupero delle forze dell’ordine, aspettano di trovare collocazione nel museo, ma vederli esposti in assenza di un’inversione di rotta da parte dell’amministrazione sarà impossibile.
Il Comune non risponde. Scontrarsi contro un muro di gomma. Dalla Soprintendenza parlano di richiami e diffide rimasti senza risposta e di una situazione ormai sfuggita di mano. L’ultimo rimprovero giunto dalle parti dell’ufficio del sindaco ha riguardato alcuni bivacchi notati dai funzionari ai piedi della Triade, immortalati dai selfie e condivisi sui social. Senza rispetto alcuno dei dissuasori che in qualunque museo del mondo impediscono ai visitatori di avvicinarsi alle opere d’arte. Il sito svolgerebbe ormai l’unica funzione di un giardino d’infanzia per le scuole; il lavoro multimediale, seppure degno di nota, non assolve all’alto valore scientifico che il museo dovrebbe soddisfare; la Triade Capitolina, viene usata come brand per iniziative collaterali legate alle necessità dei 5Stelle di auto celebrarsi pubblicamente, anche attraverso la promozione di conferenze la cui pertinenza, con la vocazione del museo, è tutta da dimostrare. Come quella in programma sabato 16 novembre sull’età Carolingia, l’incontro tra Carlo Magno e Papa Leone III avvenuto a Mentana nell’anno mille. Insomma, un sito che per la Soprintendenza avrebbe perso ogni missione scientifica e di ricerca, gestito come uno spazio ricreativo a uso e consumo di una amministrazione sorda a qualunque richiamo o proprosta. Dal Comune nessuno risponde.