Guidonia – Lite con Tekneko sull’appalto dei rifiuti, il Comune ancora soccombente: altra stangata per i contribuenti

GUIDONIA – Non si trattò solo di un errore di calcolo in elementari operazioni di somma e sottrazione – che i giudici hanno accertato smontando le tesi comunali -, ma di una «precisa volontà» di non pagare il milione e 300mila euro di soldi contrattualmente previsti alle società abruzzesi Tekneko-F.lli Morgante. Le quali per un lustro (dal 2015 al 2020) avevano raccolto e trasportato i rifiuti a seguito dell’aggiudicazione di un appalto quinquennale del valore di quasi 50 milioni di euro. Già a febbraio 2022, il Tribunale civile di Roma specializzato in materia d’impresa, in prima istanza, aveva intimato al Comune di Guidonia Montecelio il versamento dell’intero corrispettivo, condannando l’Ente al pagamento di oltre 20mila euro di spese legali (NE ABBIAMO SCRITTO QUI «Importi indebitamente decurtati», l’Ente condannato a pagare 1.314.531 euro (e 20mila di spese legali). Ora, la seconda stangata per i cittadini contribuenti, l’ha inflitta lunedì 15 marzo la Corte d’appello di Roma alla quale il Comune si era rivolto per ribaltare il primo verdetto. Con una sentenza confermativa ECCOLA CLICCA E LEGGI i giudici hanno ribadito l’orientamento del Tribunale di Roma e ri-condannato il Comune al pagamento delle spese di lite nel secondo grado di giudizio: 16.800 euro, oltre il rimborso delle spese forfettarie (un altro 15%), Iva e Cpa nella misura di legge. La sentenza è favorevole a Tekneko -Fratelli Morgante anche sul riconoscimento degli interessi e, secondo il patron l’imprenditore Umberto Di Carlo, «rappresenta un danno erariale di circa 170.000,00 euro tra interessi legali e spese di giudizio». Materia per la Procura regionale della Corte dei Conti.
Nel dettaglio, il Comune di Guidonia Montecelio dovrà versare all’Rti Tekneko Fratelli Morgante, (il raggruppamento temporaneo d’impresa che ancora oggi gestisce il servizio dei rifiuti) il totale degli importi fin qui «indebitamente decurtati» pari a 1.314.531,82 euro oltre a interessi legali e di mora maturati nel quinquennio oggetto del primo appalto (2015-2020). Una vicenda cominciata nel luglio del 2017 con un atto a firma del Rup (Responsabile unico del procedimento) Alberto Latini. Fu allora, con l’ex amministrazione 5Stelle al comando dell’Ente, che al settore Ambiente decisero «erroneamente di operare un’unilaterale modifica del prezzo convenzionalmente previsto nel contratto», si legge in sentenza. Per il Comune, in fase di gara, c’era stato un errore nei conteggi degli oneri sulla sicurezza, la cui voce di spesa non poteva essere di 1.314.531,82 euro ma pari a zero. Insomma, per le teste pensanti di palazzo Guidoni, neanche un centesimo di quei soldi era dovuto. Tuttavia i giudici, già nel primo grado di giudizio, avevano dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che le decurtazioni operate dall’Ente sulle fatture liquidate alle società furono illegittimamente operate. Ciononostante, nell’aprile dell’anno scorso, con l’amministrazione 5Stelle agli sgoccioli di mandato, il Comune proponeva appello contro la prima sentenza. Con gli esiti delle ultime ore.
Per due volte i magistrati hanno convenuto che Tekneko e F.lli Morgante avesse diritto al totale dell’intero importo previsto a base d’asta; che la quantificazione corretta da corrispondere fosse di euro 42.928.185,00 a titolo di compenso per i servizi oggetto di appalto e di euro 1.314.531,82 a titolo di oneri per la sicurezza. Chi ha sbagliato, e, soprattutto, chi ha perpetuato nell’errore quando era evidente anche ad uno studente al primo anno di giurisprudenza che l’esistenza di un contratto valido impediva ogni modifica degli importi in esso previsti?. Di Carlo, dal suo punto di vista, parla di «incompetenze» all’interno del Comune che avrebbero cagionato un danno nei conti pubblici. I giudici rincarano la dose quando scrivono di «una precisa volontà», indipendente dall’errore, che fu quella di continuare a non pagare, anche dopo il pronunciamento del Tribunale di Roma.
Val la pena ricordare che sulla corretta applicazione del contratto dei rifiuti vigila oggi (come allora) il Rup Latini, per lunghi periodi chiamato a svolgere funzioni dirigenziali all’Ambiente. Una figura considerata di valore dall’attuale assessore civico Paola De Dominicis che lo vorrebbe di nuovo a capo di un settore autonomo e non più subalterno all’attuale gestione amministrativa che lo colloca sotto il riferimento del dirigente ai Lavori Pubblici Annalisa Tassone. A fianco di Latini, per la corretta applicazione del contratto dei rifiuti, interviene da anni l’altra figura di riferimento: il super Dec (direttore dell’esecuzione del contratto) ingegner Michele Di Pasquale che in 5 anni potrebbe guadagnare 570mila euro. La vicenda delle somme indebitamente negate a Tekneko potrebbe anche non essere finita qui. Manca ancora la Cassazione dove il Comune, stavolta a guida civica, potrebbe appellare la sentenza sfavorevole emessa della Corte di Appello. C’è anche la faccenda dell’ opzione di rinnovo del contratto triennale in scadenza nel 2024 che vale più di 22milioni di euro ad accendere i riflettori complessivamente sull’appalto dei rifiuti. Tanta carne al fuoco, insomma.