GUIDONIA – La commissione speciale toponomastica è ferma al palo. Dopo gli slanci dei primi giorni e le intitolazioni di un paio di «cippini antifascisti» risalenti al neolitico guidoniano, i membri della  commissione, a cominciare dal suo presidente grillino «anpino» (in quanto dell’Anpi, associazione nazionale partigiani d’Italia) Maurizio Celani, non sanno che pesci prendere per mancanza di iniziative e di conoscenza. A raccontare il particolare momento di stasi vissuto della commissione, nata a immagine e propaganda di quella romana voluta da Virginia Raggi, è Giovanna Ammaturo, componete della commissione stessa e consigliere di Fratelli d’Italia: «Al momento siamo fermi per mancanza di nomi illustri ai quali intitolare spazi, vie, slarghi o piazze e la commissione ha semplicemente smesso di riunirsi».

Nemmeno la consulta dei «suggeritori», composta da esperti e storici locali è stata, al momento, d’aiuto a Celani e compagnia. Tutto fermo alle intitolazioni decise lo scorso mese – (NE ABBIAMO SCRITTO QUI: Febbre grillina da intitolazioni, la rotatoria di via della Pietrara si chiamerà Mario Cioni) – a ridosso delle celebrazioni del 25 aprile, suggellate dall’alleanza politica tra movimentisti «anpini» e piddini ri-convertiti alla retorica della Resistenza e dell’antifascismo per necessità pre elettorale: più di qualcuno spera nella rielezione l’anno prossimo. In questo quadro, per nulla autenticamente casuale, per settimane si è assistito (anche) alle presentazioni dei murales ispirati da una improbabile storia di prevalente Resistenza nella seconda città di fondazione più importante del Lazio. Il vessillo ideologico è tornato prepotente ad occupare l’agenda della sinistrina locale, un fritto misto di nuovi torquemada specializzato per lo più nella ricondivisione pedissequa di post e tweet a tema antifascista. Ma dietro la facciata dei social c’è il niente assoluto, al netto della crassa ignoranza dei fatti che riguardano la città. E che susciterebbe più di qualche ilarità una volta superati gli imbarazzi. Sì perché il grillino «anpino» Celani, finito per queste caratteristiche a presiedere la commissione toponomastica, ha pensato bene di proporre l’intitolazione di due lastrine di marmo al 25 aprile ma non una via ad Antonio Gramsci. Lo sapranno i Nostri grillini «anpini» e piddini che Guidonia Montecelio è forse l’unica città italiana a non avere una strada, piazza, vicolo che ricordi il fondatore del partito comunista d’Italia, morto in carcere perché vittima del regime fascista?

Andò così. Nel 2002 via Antonio Gramsci venne cancellata nel silenzio dei padri (e delle madri) di questi antifascisti di nuova generazione. All’epoca non era considerato opportuno rimembrare certo Pantheon, né fare battaglie ideologico identitarie a difesa di via Antonio Gramsci. La faccenda passò così sotto silenzio nella sinistra locale quando, nel settembre del 2002, su proposta del parlamentare e vice sindaco di Alleanza nazionale Vittorio Messa, la strada adiacente la Piazza Matteotti su cui il Comune affaccia venne tolta a Gramsci e re-intitolata ad Aldo Riccardo Chiorboli, un agricoltore che negli anni ruggenti del fascismo si gettò tra le fiamme per salvare la vita di un pilota d’aereo e per tale gesto perse la vita. Arrivò quindi la decisione di Benito Mussolini di conferirgli la medaglia d’oro al valore civile. Nella delibera di consiglio comunale di intitolazione a Chiorboli, approvata dall’allora maggioranza di centro destra, si era anche stabilito di intitolare a Gramsci un’altra via dove già la toponomastica era dedicata a politici (Togliatti, Moro, Berlinguer et similia). Un atto di indirizzo rimasto lettera morta per quasi vent’anni.

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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