GUIDONIA – “Al netto della difficile situazione finanziaria…” ancora pochi minuti fa, il capogruppo del Movimento 5Stelle in consiglio comunale Giuliano Santoboni, interveniva su un noto social a proposito di una iniziativa curata dall’amministrazione (e in programma nei prossimi giorni) da organizzarsi con pochi spiccioli in tempi di vacche magre. Ma anche le rappresentanze sindacali di base, attraverso autorevoli esponenti, stamane invitavano chi scrive a convincersi della necessità di tagliare le spese comunali e di  “attingere dai vecchi concorsi” per nuove assunzioni, perché, motivavano,  “è scelta di buon senso che consente risparmi notevoli”, conclusione: è stata giusta la scelta operata dal sindaco Michel Barbet e dal suo assessore al personale Romina Polverini.

Da mesi non si parla d’altro che di presunti buchi milionari nei conti dell’ente; non passa giorno che su cifre, più o meno a portata di mano, chiunque dice la sua; l’amministrazione, nel vertice politico, vive in una condizione sospesa l’attesa del riconoscimento da parte dello stato di un prestito ponte di oltre 25 milioni (al tasso di interesse del 2,5% l’anno); la ragioneria comunale non liquida i mandati di pagamento a imprese e professionisti; l’assessore ai Lavori Pubblici Antonio Castellino non può intervenire nella riparazione del manto stradale gruviera a cui sono ridotte le strade comunali per mancanza di soldi, l’elenco sarebbe lungo eppure… la casta intoccabile dei burocrati di palazzo sopravvive (bene) grazie a una politica di governo, l’attuale a 5Stelle, che taglia ai cittadini ma continua a garantire alla macchina amministrativa, nelle sue massime rappresentanze, le pur minime rendite di posizione.

Non ci credete? Nessuno (o quasi) sa che i dirigenti pubblici, non solo a Guidonia (ma anche a Guidonia), godono di un contratto collettivo che garantisce loro indennità di funzione e di posizione, una indennità di risultato attribuita a prescindere dal risultato (funziona così). Un dirigente del comune di Guidonia Montecelio arriva a guadagnare oltre 130 mila euro l’anno (lordi) al netto di buoni pasto giornalieri e altre varie quisquilie.Tutto in forza di un contratto di lavoro collettivo che non fa differenza tra dirigenti di ruolo e non.

Sono tutti (o quasi) professionisti iscritti presso ordini professionali, tenuti quindi a pagarsi annualmente la quota. Ora, è fatto che da qualche anno questa voce di spesa,  in carico a ciascuno dei singoli dirigenti interessati, sia non sottratta dai loro ricchi emolumenti, come buon senso vorrebbe, ma ricada direttamente sui capitoli di pubblica spesa in capo alla Centrale acquisti dell’Ente, e quindi nel bilancio comunale. A fare da spartiacque era stata la responsabile dell’avvocatura che tout court, ad un certo momento, anni fa chiedeva, ottenendolo, il rimborso. Un esempio seguito (ovvio) da altri professionisti, ingegneri e architetti, non solo dirigenti ma anche funzionari e semplici dipendenti purché iscritti a qualunque ordine: negli anni, tutti hanno chiesto indietro (e ottenuto) i rimborsi.  Un privilegio che continua ad essere riconosciuto anche sotto la amministrazione Barbet e che ha prodotto abusi, come la pretesa dei richiedenti di vedersi riconosciuti i rimborsi relativi agli arretrati degli ultimi cinque anni, il termine massimo prima che intervenga la prescrizione, o la soddisfazione del secondo ristoro  – per la quota d’iscrizione nell’elenco dei cassazionisti –  intervenuta, per la responsabile dell’avvocatura, a partire dal 2013. Nella determinazione pubblicata in questi giorni all’albo pretorio online si legge, tra le motivazioni a giustificare la liquidazione delle somme, non i termini di un articolo di legge ma solo i riferimenti ad “un regolamento comunale dell’avvocatura” che se esiste è davvero inaccessibile sul portale istituzionale dell’Ente e dunque inefficace.

Direte: sarà un obbligo di legge a stabilire che i contribuenti con le loro tasse paghino le quote ordinistiche a un esercito di burocrati ricchi invece di vedersele tornare indietro sotto forma di servizi. Invece no, nessun vincolo di legge. A sostenere le pretese, nei pubblici atti di riconoscimento e liquidazione delle somme di pubblico denaro, c’è solo una sentenza della Cassazione di qualche anno fa… non proprio un automatismo a giustificare l’esborso extra di svariate migliaia di euro l’anno, in piena crisi finanziaria. Gli atti a supporto di questa storia (meravigliosa) sono pubblici per chi volesse saperne di più su www.guidonia.org

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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