Guidonia – Altro che spoil system e nuovo corso, al Comune ritorna il dirigente scelto dai 5Stelle
GUIDONIA – Il sindaco (l’attuale) il civico Mauro Lombardo sarebbe addirittura «un epuratore». In barba alla più nota giurisprudenza del lavoro e in nome dello «spoil system» avrebbe (d’arbitrio) allontanato dal suo ruolo dirigenziale «il dott. Nicolò Roccolino» cagionandogli un grave danno patrimoniale e d’immagine, ragion per cui, ora, gli «avvocati illustrissimi» di parte ne pretendono il reintegro immediato, gli stipendi arretrati, oltre al risarcimento per danni materiali e morali, minacciando, in caso contrario, una causa davanti al giudice del lavoro.
La richiesta è arrivata ai piani alti di Palazzo Guidoni sotto forma di «diffida» al sindaco, inviata dai legali di Roccolino (per conoscenza) anche al segretario generale Livia Lardo. Il dirigente era stato mandato via a luglio sorso, all’indomani dell’insediamento di Lombardo al vertice politico dell’Ente. La scelta di Lombardo era stata motivata, appunto, dall’applicazione dello spoil system, quel sistema «all’americana» secondo cui l’amministrazione che arriva a governare cambia una quota dei vertici burocratici, la quale automaticamente decade quando il mandato sindacale finisce. Questa in effetti era la ratio della norma, introdotta a inizio millennio, sostanziata nell’articolo 110 del Tuel (dlgs 267 del 2000). Poi si sa, in Italia le faccende si complicano sempre. Perdendo linearità e scopo. Così, per dirla come gli avvocati professori universitari di Roccolino, a cambiare gli scenari normativi sarebbero intervenute le sentenze della Suprema Corte di Cassazione. Per cui, il dirigente, avrebbe diritto a tre anni pieni di contratto anche oltre la durata del mandato del sindaco che (discrezionalmente) lo aveva nominato (Michel Barbet dei 5Stelle).
Eccolo qua il «caso» Roccolino. Funzionario pubblico impiegato nel lontano Comune di Venafro – provincia di Isernia, Regione Molise – era stato chiamato al Comune di Guidonia Montecelio dall’ex sindaco nel dicembre del 2019 con una procedura non proprio cristallina che aveva innescato polemiche in consiglio comunale. Apparente «vincitore» nel 2018 di un mini concorso per titoli (mancante però della determina di «presa d’atto» della commissione giudicatrice a chiusura della procedura di selezione), Roccolino veniva nominato dirigente grazie a un decreto firmato Barbet (il numero 11 del 23 dicembre 2019) che prevedeva l’assunzione per un periodo di tre anni non prorogabile «oltre la scadenza del mandato sindacale». La fine di Barbet nella carica di capo dell’amministrazione arrivava con le elezioni nel giugno scorso. E Roccolino avrebbe dovuto riprendere la strada di Venafro, invece no. Perché il 5 aprile del 2022, Barbet, provvedeva a «correggere» il decreto, facendone un altro dal quale spariva il limite fissato dalla scadenza del mandato sindacale. «Così da renderlo conforme – scrivono adesso gli avvocati di Roccolino – agli orientamenti della Suprema Corte».
In realtà, a ridosso delle «correzioni«, sulla vicenda si era espresso il segretario generale. Che aveva sconsigliato il sindaco di rifare, modificandolo, il decreto di nomina. In quanto, secondo Lardo, la durata dell’incarico era comunque vincolata al tipo di selezione pubblica della quale Roccolino era risultato vincitore. In una missiva di fuoco finita agli atti comunali, Lardo scriveva che le modifiche violavano «la durata degli incarichi conferiti ex art.110 comma 1 del dlgs 267/2000 prevista dall’avviso di selezione pubblica del 10.10.2018». Spiegava – quindi – che «la durata di tali incarichi è espressamente prevista dallo stesso art. 110 al comma 3». Né possono, «le varie decisioni giurispundenziali mutare le statuizioni legislative vigenti. Poiché, l’avviso di selezione pubblica, costituisce lex specialis della procedura, sussiste l’obbligo di rispetto».
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Secondo il segretario, dunque, una così lunga previsione di durata, era in contrasto con la legge e con quanto richiesto dal Comune attraverso l’avviso di selezione pubblica per il reclutamento di personale apicale, a cui Roccolino aveva risposto per candidarsi al ruolo di dirigente a termine. Bando che, espressamente, prevedeva l’applicazione dell’articolo 110, comma 1 del Dlgs 267 del 2000. Dunque, come previsto dal comma 3 del medesimo decreto, gli incarichi dirigenziali conferiti ex art. 110 del Tuel devono avere la stessa durata del mandato sindacale. Il che significava, nel caso di Roccolino, non oltre il giugno 2022 quando, dopo le elezioni amministrative, a Palazzo Guidoni si sarebbe insediato un nuovo sindaco.
La vicenda dell’attribuzione «illegittima» di incarichi dirigenziali prolungati oltre la naturale scadenza aveva assunto pieghe anche di natura squisitamente politica. Con l’intera (o quasi) opposizione consiliare dell’epoca – siamo ad aprile 2022 – sulle barricate per le decisioni assunte da Barbet contro il parere del segretario generale. Ne erano scaturiti discussioni fiume in aula, esposti alla Procura della Repubblica e all’Anac (Agenzia nazionale anticorruzione).
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Con il cambio di amministrazione quei consiglieri protagonisti dell’aventino sono oggi in maggioranza con l’amministrazione Lombardo. Su tutti, le più incendiarie di quel periodo Arianna Cacioni e Paola De Dominicis, rispettivamente consigliere di «Città Nuova» e assessore, si vedrà che atteggiamento assumeranno al reintegro di Roccolino (atteso per domani giovedì 6 ottobre), se continueranno la battaglia mantenendo il punto. Gli avvocati hanno chiesto che il dirigente tornasse al suo posto per sei mesi dal momento dalla «ripresa» del contratto. Lombardo, da quanto si apprende, sarebbe propenso a reintegrarlo fino al 31 dicembre 2022 facendo dietro-front, revocando in autotutela il decreto con cui ne aveva disposto allontanamento a luglio. Intanto, oggi mercoledì 5 ottobre, l’attuale dirigente alle Finanze Fabio Lauro si è congedato davanti ai dipendi degli uffici. Passa ad altro incarico. Al Bilancio (e ai Tributi) torna Roccolino: per quanto tempo di vedrà.
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