Guidonia – Vince la linea «no vax» contro il ritorno in aula, consiglio comunale ancora da remoto
GUIDONIA – Il consiglio comunale in presenza. Una realtà per tutti i Comuni dopo il lockdown e i due anni difficili della pandemia. Anche l’assemblea capitolina, alla prima dell’era di Roberto Gualtieri, si è riunita in aula Giulio Cesare non più tardi di una settimana fa. Roma non è stato un caso isolato. In tutte le città chiamate alle urne nella turnazione di ottobre le aule consiliari sono tornate a riempirsi per l’esordio. Mentana ha convocato fisicamente gli eletti, archiviando la modalità della videoconferenza che durante i mesi del coprifuoco aveva consentito di non fermare le attività istituzionali. In generale, in tutti i comuni terrorialmente attigui i consiglieri comunali si ritrovano ormai faccia a faccia per discutere e votare ordini del giorno, mozioni e delibere. Ne sono l’esempio Monterotondo, Tivoli e Fonte Nuova. L’aula in presenza, anche solo parzialmente, è invece è impossibile nella terza città della Regione. A Guidonia Montecelio a bloccare la discussione dal vivo nella sala intitolata a Peppino Impastato è la consigliera Anna Checchi di AttivaGuidonia. Ieri, martedì 9 novembre, alla riunione dei capigruppo convocata dal presidente dell’assemblea Loredana Terzulli in vista del consiglio di domani giovedì 11 novembre, la richiesta pressoché unanime di tornare in aula anche solo con la modalità mista – una parte dei consiglieri in presenza, il resto davanti al computer – si è infranta contro il diktat della ex 5Stelle.
Non sono vaccinata e mi sottopongo al tampone per il Green Pass, ha detto in riunione. Non posso rischiare di ammalarmi rimanendo per ore in un luogo chiuso senza adeguato ricambio d’aria, dove nessuno ha predisposto interventi di sanificazione. Lo riportano gli altri capigruppo presenti. «Non metto a rischio la mia salute e quella degli altri – spiega la Checchi contattata telefonicamente. – In un momento in cui i contagi sono in risalita deve prevalere il senso di responsabilità, chi ha fatto il vaccino non è immune e può contagiare gli altri». Alla domanda lei è una «no vax» non risponde perché «si tratta di dati sensibili», ma conferma di avere il Green Pass da tampone, di essere contraria ai vaccini sperimentali ma non in generale ai vaccini «ai quali mi sono sottoposta da piccola». Insomma, la terza città del Lazio è un caso, dove si continua con le assemblee da remoto, sicuramente più comode e confortevoli per i consiglieri comunali che si collegano dal divano di casa.
Nel mirino delle critiche finisce la Terzulli. Ad oggi e dopo settimane di solleciti e una diffida delle minoranze, il presidente del consiglio comunale non è riuscita a sanificare l’aula acquistando gli appositi apparecchi e a far installare i divisori in plexiglass tra una seduta e l’altra. «È evidente che i grillini vogliano continuare con la vita comoda della viodeoconferenza – commenta Giovanna Ammaturo di Fratelli d’Italia – modalità migliore anche per raggiungere il numero legale sempre più a rischio per le lacerazioni interne». «Adesso sembra che il problema sia il consigliere Claudio Caruso (ex 5STelle) di cui è atteso un ritorno dalla Calabria – le parole di Arianna Cacioni capogruppo di Forza Italia -. Con i tecnici del Centro elaborazione dati del Comune dovrebbe effettuare un sopralluogo dell’aula consiliare per predisporre i collegamenti in streaming dell’assemblea in modalità mista. Non si capisce il ruolo specifico di Caruso ma tant’è». Così, con l’Italia riaperta dappertutto, dai teatri ai cinema ai ristoranti, la terza città del Lazio, per la maggioranza pentademocratica rimane in quarantena. La Checchi dall’opposione dà una mano e la Terzulli esegue.