GUIDONIA – I proprietari di terreni edificabili o di aree fabbricabili a destinazione industriale (ma non solo) pagano un’Imu ridicola. Anche meno di un terzo di quanto il Comune di Guidonia Montecelio dovrebbe loro richiedere (che regalo!). È quanto emerge da una perizia tecnica già da 4 mesi nella disponibilità dell’amministrazione Pd e M5S. Che stenta però a farne il corretto uso con l’adozione dei provvedimenti amministrativi conseguenti, cominciando da una delibera di giunta. Più che triplicare l’Imu in campagna elettorale non è opportuno?. Sarà per questo che i pentademocratici non hanno provveduto a rimodulare le aliquote al rialzo come suggerito dal perito. Fatto che avrebbe garantito maggiori introiti tributari già nel 2022, essendo l’Imu dovuta per anni solari.

Cos’è l’Imu e chi la deve pagare

L’imposta municipale unica grava sui proprietari di terreni edificabili e di aree fabbricabili. Non sono la stessa cosa. Al terreno edificabile è stata rilasciata la concessione edilizia dal Comune, ha maggiori potenzialità di utilizzo e per questo il suo valore è più alto; le aree fabbricabili sono definitive all’interno del Prg (Piano regolatore generale), pur in assenza di titoli abilitativi posseggono un valore intrinseco di mercato elevato rispetto a quelle a destinazione agricola. Così, per identificare l’aliquota Imu giusta da applicare, dopo avere determinato il valore venale delle aree e calcolato la base imponibile, al Comune di Guidonia Montecelio hanno chiamato un perito. Per volontà del sindaco grillino Michel Barbet (e della sua delegata Elisa Strani) un anno fa è stato ingaggiato l’architetto Roberto Marongiu.

La perizia per il calcolo dell’Imu la fa per 25mila euro l’architetto/politico di Santa Marinella 

Un incarico diretto, finanziato con 25mila euro di soldi dei contribuenti. Si dirà, una perizia pagata a peso d’oro? Si trattava di un lavoro delicato, per quanto semplice e di routine negli enti locali. Dove periodicamente si ha interesse a rimodulare soprattutto il valore venale di terreni industriali e con potenzialità edificatoria, ai fini di un corretto e aggiornato calcolo dell’Imu, dopo la Tari fonte d’entrata tributaria tra le più rilevanti dei Comuni. Infatti, con la relazione deposita il 13 settembre 2021, il professionista dimostra di avere fatto un ottimo lavoro. Spiegando, dettagliatamente, come e perché  i valori venali e di mercato (pedissequamente presi a parametro dal 2007), su cui il Comune e Tre Esse Italia Srl (l’agente della riscossione) calcolano l’imposta, siano diventati  incongrui. Decisamente al di sotto delle capacità di riscossione dell’Ente. Ciò significa che, almeno per l’anno di riferimento 2021, senza pretese di retroattività, la mancata rideterminazione dei valori venali di pezzi di territorio e con essi delle aliquote, abbia già comportato mancate entrate fiscali (e perdite economiche) importanti per il Comune.

Le aree industriali D1 e D2 pagano troppo poco

Il professionista, prendendo a parametro fattori quali l’indice di edificabilità e la destinazione d’uso, oltre ai prezzi di vendita che oscillano sul libero mercato, influenzati dalle congiunture economico finanziarie, ha consegnato quindi una fotografia desolante per le casse dell’Ente. In oltre 17 anni, i 54,75 euro a m/q usati per calcolare l’imposizione tributaria sulle aree industriali e a vocazione industriale (classificate come D1 e D2 nel piano di programmazione  urbanistica), sono da considerarsi una cifra irrisoria se non ridicola. Dai ricalcoli di Marongiu emerge che il prezzo giusto oscilla tra i 122,14 e i 198,42 euro a metro quadro. Dipende dalle circoscrizioni, o aree omogenee. La stima tiene infatti conto della ubicazione, suddividendo il territorio comunale in zone di valenza omogenea. Complessivamente ne individua 18 di queste aree, comprese quelle industriali. Che sono le seguenti: Poggio Fiorito (D2) a Colleverde, dove il parametro congruo da prendere a riferimento per calcolare l’Imu è di 198,42 euro a m/q; TavernelleMartellona (D2): 156,10 euro a m/q; Tavernelle-Tiburtina (D2): 122,14 a m/q; altre zone industriali con lotto minimo edificatorio (D1): 156,10 euro per m/q. Invece, la Tre Esse e il Comune, ancora nel 2021, come accade dal 2007, applicheranno  l’imposta sul valore di 54,75 a m/q, indistintamente per tutte le aree industriali. Un bel regalo ai grandi imprenditori (e speculatori) in attesa di ampliamenti e/o di realizzare nuovi progetti edilizi in zone di Prg destinate all’espansione industriale e commerciale (tipo il Car, Centro agroalimentare di Roma).

Le cave invece pagano il doppio

Ma dalle 17 pagine della perizia di Marongiu emerge un ulteriore elemento: il prezzo ingiusto imposto dal Comune (e per esso dalla Tre Esse) alle zone classificate D3 (ossia estrattive). Una volta ultimata l’attività di coltivazione del travertino, per gli attuali strumenti di destinazione urbanistica, le aree torneranno agricole, escluse da qualunque piano attuativo. Quindi, l’architetto ne ha ridimensionato  il valore venale al ribasso ai fini del calcolo Imu: troppi i 54,75 euro a m/q, equi i 26,69 indicati nella stima. Fino ad oggi la pretesa tributaria è stata eccessivamente onerosa, più del doppio. Lo hanno a lungo sostenuto gli imprenditori del settore, che hanno contestato gli importi richiesti dalla Tre Esse e dal Comune in tutte le sedi della giustizia civile e amministrativa, fino alla Cassazione che ha cominciato a dare loro ragione: Prelievo Imu sulle aree di cava, 8 sentenze della Cassazione hanno già bocciato il Comune e la Tre Esse Italia 

Una categoria finita al centro di infuocate polemiche per il contenzioso aperto (circa 30milioni di euro) derivante dal totale o parziale omesso versamento dell’Imu. Ora si scopre che alle aziende estrattive veniva richiesto di pagare il doppio, mentre agli imprenditori (noti) che negli ultimi 20 anni hanno fatto incetta di centinaia di ettari di terreni, diventati industriali grazie a miracolistiche varianti urbanistiche (Car, Tiburtina e aree intorno al casello industriale come l’Inviolata), sul fronte dell’Imu il Comune, per 17 anni (compresi gli ultimi a 5Stelle), ha chiesto cifre peritare come irrisorie. Particella su particella, non è facile quantificare al centesimo i mancati introiti per l’Ente, ma a occhio si tratta di milioni di euro sottratti ai bilanci e ai servizi per la città.

 

AUTORE: Elisabetta Aniballi

Blogger e Giornalista professionista. Nella sua trentennale carriera ha maturato esperienze prevalentemente nella carta stampata senza mai nascondere l'amore per la radio, si occupa inoltre di comunicazione politica e istituzionale.

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